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“Fabbrica è bello”. Non è lo slogan tardo nostalgico della stagione sessantottina, ma un attestato di orgoglio di una professionalità e di una appartenenza identitaria – progressivamente dispersi, parallelamente a una svalutazione sociale del lavoro – che tutti i protagonisti dell’industria dovrebbero rivendicare. Questo, almeno è quanto sostiene Antonio Calabrò, responsabile del gruppo Cultura di Confindustria a cui il presidente Giorgio Squinzi ha affidato il compito di sviluppare – ...
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