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Ci siamo incontrati nel pomeriggio di domenica 11 dicembre in una saletta appartata del bar Hungaria, davanti a due tazze fumanti di tè. Lucia veniva da Saxa Rubra, dove aveva appena finito di rampognare duramente Luigi Di Maio che, con la sua aria da studentello secchione, stava ripetendo a pappagallo il copia e incolla dello spartito grillino. “Senta Di Maio, io non reggo mezz’ora di frasi fatte”, lo aveva interrotto nel suo stile. Quello che, da una ventina d’anni, la distingue fra tutti ...
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