Caro Brunetti, in oltre vent’anni di Rai mi sono abituato a tutto e di norma non replico, soprattutto quando i colleghi si esercitano nel secondo sport nazionale: l’attribuzione di casacche, al fine neppure troppo dissimulato di dare una rappresentazione distorta e grottesca della prima azienda editoriale italiana. Ma c’è un limite. E il limite per quanto ...