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La prima volta che l’Uomo di Carta mi parlò di suo nonno fu a metà degli anni Settanta, quando il vecchio, piegato dal peso delle sue 83 primavere, aveva da poco tempo tirato l’anima al suo dio. Il futuro Uomo di Carta, un giovane riccioluto di 17 anni, vegliò quel mucchio di ossa ingentilite da una lunga chioma bianca per una notte intera. E solo al momento della sepoltura riuscì a liberare un pianto dirotto. Era più di un nonno, più di un parente, più di un amico: si sarebbe rivelato un ...
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