“Adesso scrivo le mie solite cazzate, come faccio fin da tempi non sospetti”, dice un omino grasso, con la faccia seria seria, mentre batte sui tasti della macchina da scrivere. È una vignetta. Di Altan. E sta affissa su un pannello di sughero, tra appunti, pro memoria, fotografie e ritagli di libri e di articoli, alle spalle della mia scrivania. Mi tiene compagnia, nelle migrazioni da un giornale all’altro, dalla redazione milanese di Repubblica alle stanze del Sole 24 Ore sino ai nuovi uffici ...